Nel mese in cui si sarebbe dovuta tenere a Glasgow una fondamentale Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti climatici – COP26, rinviata a novembre 2021 a causa della pandemia, ci sono notizie che fanno comunque intravedere – e sperare – in un cambio di passo a livello internazionale nella lotta ai cambiamenti climatici.
Giappone e Corea del Sud, ad esempio, hanno recentemente dichiarato di voler diventare “carbon neutral” entro il 2050, impegnandosi – come già fatto dall’Unione Europea – ad azzerare per quella data le proprie emissioni nette di carbonio.
Segnali positivi arrivano in questi giorni anche dall’altra sponda del Pacifico.
La decisione del presidente eletto Joe Biden di nominare John Kerry inviato speciale della Casa Bianca per il clima segna un netto cambio di rotta rispetto alle scelte dell’amministrazione Trump. Biden, che già in campagna elettorale si era impegnato a far rientrare gli Stati Uniti nell’Accordo di Parigi sul clima, ha infatti inserito nella sua squadra proprio la persona – John Kerry - che alla COP21 del 2015 quell’accordo lo aveva firmato, in qualità di Segretario di Stato durante il secondo mandato di Obama.
“Questa scelta indica una chiara linea alla comunità internazionale - ci indica Daniele Barbone, socio di Emergenza Sorrisi, più volte delegato alla Conferenza delle parti sul clima e componente del Gruppo di lavoro ambiente del G20 - Kerry ha la credibilità e la rete di relazioni internazionali, dovute agli incarichi precedenti come Segretario di Stato, per far assumere agli USA la leadership sul tema. Le sue prime parole sono state proprio in questa direzione perché ha indicato che l’accordo di Parigi è il punto di inizio della strategia e non il punto di arrivo. Il lavoro dovrà incentrarsi anche a livello di politiche interne degli USA, perché non va dimenticato che sono ancora oggi il primo Paese per emissione di Anidride Carbonica del pianeta. In questo senso va anche la scelta di integrare l’ambiente nelle politiche sui grandi rischi interne al Paese: Kerry siederà, infatti, anche nel Consiglio per la sicurezza nazionale di Biden”.
Il richiamo ad affrontare la crisi climatica e a ripensare in chiave sostenibile il nostro sviluppo arriva sempre più frequentemente da diverse autorità politiche, economiche o morali. Tra queste anche da papa Francesco, come con l’enciclica Laudato Si e coi recenti messaggi lanciati in occasione dell’evento The Economy of Francesco.
Emergenza Sorrisi ha nel suo nome l’urgenza del problema e la fiducia nella soluzione. Sia che si tratti di un di un bambino a cui serve un intervento chirurgico per tornare a sorridere, sia quando c’è in gioco il futuro del nostro pianeta.