Dedicarsi all’altro rappresenta per lui una guarigione dell’anima. Davide Cristofani, medico anestesista all’Ospedale San Camillo Forlanini di Roma, è partito dal 2009 come volontario con Emergenza Sorrisi in una missione in Iraq. Ha preso parte alla missione della ripartenza, sempre a Nassirya ed è stato felicissimo di mettere a disposizione il suo tempo per salvare la vita di tantissimi bambini.
Cosa ti spinge a partire in missione?
Di base c’è un amore sconfinato e folle per l’infanzia. In secondo luogo, la missione umanitaria rappresenta per me uno stato vitale che ti stacca da te stesso concedendoti una pausa. In missione sei concentratissimo su quello che stai facendo e non distogli l’attenzione dall’obiettivo di curare quanti più bambini possibile. Ecco, questa solidarietà è totalizzante e ti rigenera. Per me dedicarsi all’altro rappresenta una guarigione dell’anima. Sono stato felicissimo di ripartire per l’Iraq dopo un anno e mezzo di stop. Ero in crisi d’astinenza da missione. A Nassirya il Covid non ci ha limitato. Abbiamo adottato tutte le misure di sicurezza necessarie e operato 98 bambini. In missione sono partiti con noi anche due ragazzi straordinari: l’ambasciatore del sorriso Andrea Caschetto e Giuseppe Bertuccio d’Angelo, fondatore del Progetto Happiness. Due figure con funzioni e utilità diverse. Andrea aveva lo scopo di far ridere i bambini. È stato emozionante vederli sorridere con il linguaggio universale del gioco. Io credo che la malattia non riguardi un organo specifico, ma la vita della persona. Per cui far ridere il bambino fa parte del processo di guarigione, proprio come l’intervento chirurgico. Giuseppe invece è una funzione importantissima nella comunicazione che prima ignoravo: uno Youtuber e influencer che ci ha allineato all’evoluzione dei tempi nel comunicare. Ci ha insegnato a dare risonanza alla missione e a usare i canali social per far vedere alle persone ciò che stavamo facendo. Poter comunicare alle persone, in modo veloce e immediato l’immensità della rinascita di tantissimi bambini è stato qualcosa di emozionante. Tramite il suo profilo Instagram ha avviato una raccolta fondi che ha dato molti frutti e che sosterrà la nostra prossima missione in Iraq.
In Iraq Emergenza Sorrisi riceve sempre un’accoglienza speciale…
In realtà ho notato che in tutte le missioni che ho fatto, e non solo in Iraq, riceviamo un’accoglienza quasi reverenziale. Mi colpisce sempre la galanteria della popolazione che ci abbraccia e ci ospita trattandoci come persone di tutto rilievo. Durante i turni operatori ci portavano da mangiare, si preoccupavano che avessimo bevuto. Mi sono sentito molto accolto. In ogni missione ci impegniamo sempre per fare formazione ai medici locali. È una cosa necessaria e uno step importantissimo per trasferire know how agli specialisti locali. Durante la missione abbiamo avuto un medico otorino iracheno donna che ha operato sempre a fianco dei nostri chirurghi. È stato arricchente per tutti.
In 12 anni di missioni c’è un ricordo che porti nel cuore?
Sì, e si chiama Tresor. Un bambino speciale che ho conosciuto tanti anni fa. Quando ci siamo visti per la prima volta si è aggrappato al collo e non si è più staccato. Me lo ricorderò sempre. Mi abbracciava e voleva stare sempre con me.
Come si può aiutare Emergenza Sorrisi a portare avanti la propria mission?
Quello che dico a tutti i miei conoscenti è di donare il proprio 5x1000 ad Emergenza Sorrisi. Io so in che modo vengono impiegati i soldi di questo contributo. Vengono spesi per portare un risultato grande che tocco, vivo, e vedo ogni volta che prendo parte a una missione. Sono soldi benedetti che ci permettono di costruire la vita di un bambino. Senza palato non parli, non mangi e non cresci. Per questo è importante aiutare Emergenza Sorrisi.