Abdirahman sta per tornare a casa, in Somalia, dopo aver subito, qui in Italia, un intervento chirurgico molto delicato che gli ha cambiato la vita. Noi lo abbiamo intervistato qualche ora prima dell'intervento e vogliamo condividere con voi la sua incredibile storia fatta di speranza, tenacia e solidarietà.
Abdirahman è nato con una malattia rara alla vescica. Nel 1987, all’età di otto anni, grazie all’associazione “Amici della Somalia”, viene in Italia per essere operato e trova ospitalità presso la famiglia Ferrari-Pozzi, a Cernusco sul Naviglio. E’ la signora Lena ad ospitarlo, ma di fatto viene accolto da un’intera famiglia. Abdirahman resta in Italia due anni e viene sottoposto a tre interventi. Nel frattempo si fa degli amici, va a scuola, impara l’italiano e ad andare in bicicletta.
Nella foto: Abdirahahman da bambino con Simona
Abdirahman rientra poi in Somalia, ma con l’idea di tornare in Italia da adolescente per fare un’ulteriore operazione. La guerra lo blocca. Per tanti anni le due famiglie sono rimaste in contatto grazie ad una fittissima corrispondenza, poi il silenzio.
Come mai avete perso i contatti?
"La mia famiglia si è dovuta spostare a Mogadiscio a causa della guerra e scriversi lettere con l’Italia era diventato difficile, ma il legame con il vostro Paese non si è mai interrotto".
In che senso il legame non si è interrotto?
"A Mogadiscio tutti mi chiamano 'Taliani', storpiando un po' l’appellativo 'italiano'. Inoltre, per anni, ho insegnato a molti miei amici somali ad andare in bicicletta, proprio come avevo imparato a fare in Italia, ed ho fondato un gruppo di amatori della bici con i quali organizzo escursioni in sella. Ho insegnato l’italiano a mia nipote che oggi, a 12 anni, lo parla meglio di me".
Ti mancava l'Italia?
"I miei genitori biologici mi hanno sempre detto di avere due famiglie e che presto avrei ritrovato la mia nonna italiana. Grazie ai social ho ritrovato Simona, la nipote di Lena e, una volta tornato in Italia, ho potuto riabbracciare anche lei. E’ stata un’emozione fortissima".
Su Facebook?
"Sì, nel 2016 ho scritto sul gruppo Facebook 'sei di Cernusco se', chiedendo notizie dei miei amici italiani ed effettivamente ho ritrovato vecchi amici con cui avevo condiviso i banchi di scuola e le scorribande in bicicletta. Tramite loro ho riallacciato i rapporti anche con Simona".
Come entra in gioco Emergenza Sorrisi?
"Sono venuto a sapere che Emergenza Sorrisi nel 2019 aveva in programma una missione in Somalia e, anche se l’associazione si occupa di altre problematiche, ho deciso di presentarmi a Fabio Abenavoli, il presidente di Emergenza Sorrisi, per farmi aiutare. Sapevo che non sarebbe stato facile, ma Fabio è stato molto disponibile e mi ha visitato. Tuttavia, organizzare un trasferimento in Italia dalla Somalia avrebbe richiesto dei tempi piuttosto lunghi e io non potevo aspettare ancora. Nel 2020 sono andato in Turchia e ho contattato Simona, con la quale avevo riallacciato i rapporti, per avere la cartella clinica. Lì però non sapevano come aiutarmi e mi sono rivolto ancora ad Emergenza Sorrisi che si è adoperata per farmi arrivare in Italia e, grazie anche alla Regione Lombardia che ha finanziato l'operazione, farmi operare nello stesso ospedale dove ero stato operato da bambino, il San Matteo di Pavia. Non solo. Avrò bisogno di un catetere a vita ed Emergenza Sorrisi è riuscita a trovare un'azienda che me lo farà avere, in Somalia, alla metà del costo".
Cosa ti aspetti da questo intervento?
"Con gli interventi fatti da bambino mi hanno ricostruito la vescica, ma è piccola e vado al bagno di continuo. Questa è a tutti gli effetti una disabilità. Spero che questo intervento mi aiuti a realizzare il mio sogno di avere una vita normale".